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e-borghi travel 28, Speciale i borghi della bellezza: Sellano, Medioevo naturale

È incastonato nel cuore – incontaminato e affascinante – della Valnerina, Sellano, tra corsi d’acqua, vallate, altipiani e distese boschive a perdita d’occhio. Siamo in Umbria, tra le regioni più verdi della Penisola e i boschi che circondano Sellano sembrano letteralmente usciti dalle favole, a tratti folti come foreste, a tratti con faggi, carpini e querce che si alternano quasi seguendo un ordine superiore e dando vita a lussureggianti ecosistemi, che in autunno regalano cromie calde, quando le foglie si tingono di tutte le gradazioni del rosso, dell’arancio e del giallo. Ancora colori anche per il sottobosco, dove gli occhi più attenti possono ammirare viole, anemoni, genziane e persino la rara stella alpina dell’Appennino e la splendida orchidea “nido d’uccello”. E ad aggiungere fascino al fascino, la possibilità di incontrare lupi, martore, gatti selvatici, istrici, caprioli e persino lontre e di avvistare circa centocinquanta specie di uccelli, dall’aquila reale al falco pellegrino, dal gheppio al pettirosso, all’usignolo.

Un comune, infiniti borghi

Alla bellezza maestosa e irresistibile della natura fanno eco i deliziosi borghi fortificati, i castelli e i casolari che punteggiano la porzione di Umbria sotto la giurisdizione di Sellano; piccoli scrigni che il tempo e le vicende sismiche hanno solo scalfito, lasciandone tuttavia intatti l’atmosfera dei tempi passati e l’impianto medievale. A iniziare dallo stesso Sellano, la cui forma – sulla cresta di un colle, attraversato da un’unica strada principale dalla quale si diramano le stradine secondarie – tradisce l’antica funzione di castello difensivo, come testimoniano anche gli importanti resti della cinta muraria e le due delle originarie cinque porte d’ingresso alla città ancora esistenti. Passato condiviso anche dal minuscolo agglomerato di Postignano che, con le sue case-torri strette le une alle altre e dominate sulla sommità dall’alta torre d’avvistamento, mostra ancora chiara la pianta della fortificazione di pendio. Bellissimo è anche il borgo-castello di Cammoro, un dedalo di pietra inespugnabile, mentre di rara suggestione è Fonni, con i resti di Rocca Brigida.

D’armi e d’amori

Se gli impianti urbanistici dei borghi incastellati trasportano immediatamente la fantasia in un passato fatto di cavalieri e dame, di giostre medievali a suon di lancia e di poderosi destrieri, la storia e le leggende di queste terre hanno portato fino a noi racconti e miti dal sapore romantico e misterioso. Come quello legato al toponimo del borgo di Pupaggi, il cui nome deriverebbe dalla nobile Pupa, dama talmente bella da scatenare sanguinose lotte tra i feudatari dei possedimenti limitrofi per conquistarla; la leggenda vuole però che il vero amore della dama fosse nascosto dagli abitanti del castello nella torre più alta, in modo da preservare per sempre la loro storia. Curiose anche le ipotesi legate al toponimo di Sellano, che da un lato vogliono il borgo fondato dai seguaci di Lucio Cornelio Silla nel I secolo a.C., all’epoca delle guerre civili, e dall’altro fanno risalire invece il nome a un possedimento fondiario – anum è il suffisso che indica l’appartenenza –. A confondere ancor di più le origini, ci pensa lo stemma del paese, raffigurante san Michele in piedi su una sella, il che alluderebbe al significato secondario di sella, intesa come sinonimo di valico.

Tesori sacri

Il Medioevo non narra solo di dame e cavalieri, ma anche di santi, papi e monaci e ancora una volta l’Umbria ha il vanto di aver dato i natali a quelli che sono forse i santi più venerati del Belpaese, a iniziare da san Francesco, patrono d’Italia, per proseguire con santa Rita e santa Chiara. Anche nei borghi incastellati, dunque, non possono mancare le tracce di una spiritualità marcata e mistica, che qui ha lasciato chiese, pievi e abbazie, spesso dalle severe facciate in pietra ma dai ricchi interni affrescati, come la Chiesa di santa Maria nel nucleo di Sellano, risalente al XII secolo e rimaneggiata nel Cinquecento, o come la Chiesa di san Lorenzo a Postignano, inglobata nelle possenti mura di cinta e impreziosita da notevoli affreschi, alcuni dei quali riportati agli antichi splendori durante i restauri successivi al sisma del 1997. Infine, degno di nota per lo stupore inaspettato che genera la sua imponenza è anche il ciclo pittorico quattro-cinquecentesco della Chiesa della Madonna delle Nevi, nel minuscolo abitato di San Martino, che contrasta scenograficamente con la semplicità della facciata romanica a capanna risalente al XIII secolo.

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