Alte cime e valli che si spingono fino a bassa quota, antichi sentieri, torrenti, miniere, picchi e valichi, mulini e forni, alpeggi con una tradizione casearia vecchia di secoli: le aree protette dell’Ossola sono uno scrigno variegato incastonato nel cuore delle Alpi.
La ricchezza di questo territorio nasce da un dono di natura: l’Alpe Devero, l’Alpe Veglia e l’alta Valle Antrona, sotto la tutela dell’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola, sono tre aree distinte per territorio, ambiente, cultura e storia. Bussare alla loro porta significa prepararsi a tre viaggi diversi: ci si muove sulle antiche vie di comunicazione tra Italia e Svizzera patrimonio della cultura Walser, tra sentieri tranquilli e trekking di più giorni.
Alcuni tracciati attraversano ambienti naturali delicati, torbiere e lande alpine, altri si snodano lungo pascoli e prati, dove fioriscono le produzioni casearie. E dall’inizio dell’inverno alla tarda primavera sono numerosi gli itinerari per sci-alpinisti e ciaspole.
Tra i borghi di Baceno, Crodo, Varzo e Trasquera, incastonato nelle Alpi Leopontine occidentali, si trova il Parco Naturale Veglia – Devero: uno stupendo libro aperto scritto dalla natura per raccontarci la storia delle Alpi, illustrato dai colori di un ambiente mai monotono.
La posizione geografica delle montagne e la varietà geologica e morfologica rendono questo territorio estremamente ricco e diversificato e la vicinanza al confine svizzero gioca un ruolo fondamentale.
Uno dei percorsi classici è il giro del lago di Devero, con scorci che nulla hanno da invidiare ai paesaggi del Grande Nord: si passa per la diga di Codelago, il lago delle Streghe, il lago d’Avino e il lago Bianco. Molto apprezzati sono la Via del Formaggio tra pascoli alti, alpeggi che producono il Bettelmatt, mandrie al pascolo e marmotte, e il panoramico Sentiero dei Fiori, una lunga traversata che scende alla conca di Veglia.
Questo è il territorio delle rinomate Terme di Premia, acque naturali calde, la cui presenza era documentata già nel 1556.
Il Parco Naturale Alta Valle Antrona comprende le due aree che si estendono nei territori dei borghi più alti della valle: Antrona Schieranco e Viganella.
Da Villadossola, la Valle Antrona sale verso montagne o valichi dai nomi poco noti, come il Pizzo Andolla e il Passo di Sass, balconi privilegiati da cui è possibile sfiorare i giganti delle Alpi Pennine: il Monte Rosa e la Weissmies. È la valle delle acque, della natura, della pietra, delle antiche miniere d’oro e del ferro. Le mulattiere e i sentieri salgono dal centro industriale verso piccoli borghi, maggenghi e alpeggi, conducendo il visitatore in un affascinante viaggio nel tempo, alla scoperta dei luoghi che conservano ancora segni vitali del passato e di una orgogliosa semplicità montanara.
Il borgo di Antrona, le cui lontane origini sono radicate nei rapporti con le popolazioni walser di Saas-Grund, in Svizzera, fu in parte distrutto da una gigantesca frana che nel 1642 ostruì il torrente Troncone formando il Lago di Antrona. Da qui, il settore più alto del parco comprende le valli Loranco e Troncone: un vasto territorio caratterizzato da un’elevata naturalità al confine tra Italia e Svizzera.
Se la Val Loranco, con Cheggio, è dominata dal Pizzo Andolla, la cui altitudine sfiora i 3656 metri, la Val Troncone è la valle dei grandi laghi artificiali, come quelli di Campliccioli, Cingino e Camposecco, dei vecchi larici e dei vasti alpeggi, in gran parte abbandonati, dove oggi pascolano soprattutto animali selvatici.
Il settore orientale dell’area protetta si estende da Viganella e dal fondovalle allo spartiacque con la Valle Anzasca: qui il parco è un tuffo nel verde e nella storia, nei boschi selvaggi e nell’architettura rurale, nell’arte e nella misticità. Il piccolo nucleo del borgo è arroccato su un pendio che precipita verso l’Ovesca, torrente della valle Antrona, circondato da monumentali terrazzamenti che recano traccia dei vigneti che furono tra i più antichi e rinomati in Ossola.
Pedalare tra stradine, sterrati, mulattiere e sentieri, anche a quote basse: la bicicletta costituisce un mezzo divertente per visitare a ritmo lento luoghi, bellezze naturali, siti storici, paesi, alpeggi, tracce dell’antica civiltà rurale montana. Le Aree Protette dell’Ossola offrono percorsi medio-facili e itinerari ad anello, con percorso di ritorno diverso da quello di andata, oltre a diversi punti di noleggio bicicletta per chi arriva senza la propria due ruote.
Per scoprire le meraviglie storiche, culturali e naturalistiche di cui il territorio ossolano è ricco, in Val Divedro si può percorrere il Passo delle Possette, gli alpeggi di Varzo, il Giro di Solcio, l’Anello di Trasquera e Alpe Fraccia, Bugliaga e la salita all’Alpe Veglia. In Valle Devero ci sono i percorsi ciclabili Il Grande est di Devero, il lago di Agàro e Via di Squettar. Se siete in Valle Antrona, informatevi per i percorsi che passano tra gli alpeggi di Montescheno o il giro dei laghi della valle: Cheggio, Antrona e Campliccioli.
I Parchi naturali non sono solo il regno di una natura selvatica e degli animali che lo popolano ma anche di tradizioni gastronomiche antiche che partendo dal territorio e dai suoi prodotti sono arrivate fino a noi sottoforma di formaggi, vini, miele, pane, dolci e piatti tipici.
E proprio la salvaguardia di sapori e saperi, di metodi tradizionali di lavorazione delle farine, del latte e del bestiame, rappresentano un patrimonio inestimabile oltre che un fattore di richiamo per i turisti.
Se siete buongustai, un ottimo motivo per organizzare una gita delle aree protette dell’Ossola è l’appuntamento con “Il Menù del Parco”: il 24 maggio di ogni anno, in corrispondenza della Giornata Europea dei Parchi, in tutti i parchi piemontesi i ristoratori aderenti all’iniziativa offrono piatti cucinati con i prodotti del territorio e con le specialità dei produttori locali.
Insomma è il momento migliore per posare bici e zaini e scoprire Bettelmatt, Ossolano, pane nero e la più genuina cucina di montagna.
In molti alberghi e ristoranti si possono gustare i piatti tipici ossolani, a base di farina per polenta, patate, carne di maiale e latticini.
Dal ‘riso in prisciun’, a base di palle di riso e polenta dorata sulla brace, alla ‘pasta rustia’, pasta corta e patate saltate nell’olio e servite croccanti. Un altro piatto tradizionale, che si preparava quando si uccideva il maiale, è ‘La cuchela’, ovvero patate in pentola con pancetta e salamini di maiale. Da non perdere ‘Il mudun’, definito Bollito di montagna, polenta cotta con patate e servita con panna montata, e gli gnocchi all’Ossolana, cucinati con zucca gialla, patate e castagne e conditi con burro salvia, rosmarino e nostrano a dadini.
Prima di tornare a casa, assicuratevi di avere acquistato i prodotti tipici prodotti qui: dai formaggi tipici, come il Bettelmatt e l’Ossolano, entrambi dal sapore unico conferito dalle erbe dei pascoli di alta montagna, al miele di rododendro, ai vini ossolani, come Prunent, Tarlap, Cà d’Maté e Terra di Pietra.
La segale è una presenza antica nelle valli alpine e per secoli è stata in Valle Antrona dando vita a riti, scambi di saperi, tradizioni e infrastrutture: mulini, forni, lavatoi, canali, terrazzamenti, sentieri e scalinate, cappelle votive, un sistema di beni comuni che oggi viene riscoperto. Due in particolare valgono una visita: il forno di Progno e il Mulino di Sasso, entrambi frazioni del borgo di Montescheno.
Il primo è un antico forno comunitario costruito a metà del XIX secolo e utilizzato dalla comunità contadina del luogo fino ai primi del Novecento: grazie a un intervento di restauro conservativo, oggi è di nuovo in funzione e il 13 ottobre di ogni anno, in concomitanza con la Festa della segale, sforna oltre 500 pani.
Il Mulino di Sasso è un edificio particolarmente rappresentativo di questa tipologia di opifici, molto diffusi in Ossola grazie all’abbondante disponibilità delle acque. Oggi è funzionante e contiene pannelli descrittivi e un’esposizione di antichi attrezzi per la pratica della macinazione.
L’ambiente montano è unico e merita di essere trattato bene. Per questo motivo il turismo in questi territori deve essere consapevole, informato e soprattutto rispettoso della fauna e della flora selvatica, il cui equilibrio potrebbe essere turbato dalle attività sportive invernali.
Per rispondere a questa esigenza e quindi trasformare i viaggiatori da ospiti a parte attiva della tutela ambientale, Alparc, la Rete delle Aree Protette Alpine, ha lanciato Be Part of The Mountain, una campagna di comunicazione per sensibilizzare escursionisti e amanti delle attività outdoor sull’impatto che la loro presenza può avere sulle risorse naturali delle aree protette alpine. Grazie alla collaborazione con Ong, enti pubblici e club alpini, si cerca di dare maggiore visibilità alle iniziative locali dei singoli territori, innescando una serie di comportamenti virtuosi tra i praticanti degli sport invernali grazie allo scambio di buone pratiche, l’aumento della consapevolezza e la divulgazione delle informazioni.
Che sia estate o inverno, in bici, sugli sci, con le ciaspole o a piedi, in un parco naturale è bene sapere come comportarsi per garantire agli animali l’integrità del loro habitat.
L’Ente Gestore delle Aree Protette dell’Ossola ha stilato poche e semplici regole valide in ogni stagione:
E’ nel profondo nord del Piemonte che si distendono le terre ossolane: grandi montagne e boschi ai confini della Svizzera, un paradiso per i camminatori ma anche per gli amanti della buona tavola, dei salumi, dei formaggi e dei tanti piatti sostanziosi delle valli. Per chi decide di trascorrere qualche giorno di vacanza da queste parti, c’è il bed & breakfast del Viandante di Vogogna, delizioso borgo a due passi dai parchi delle valli ossolane, dove a colazione si gustano marmellate, torte e pane fatto in casa, mentre a due passi dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Maggiore c’è l’hotel Miramonti, con dieci camere, dove si dorme anche con il cuscino biologico di fieno ed erbe officinali, ottimo rimedio contro l’insonnia. A Goglio di Baceno c’è l’albergo ristorante Villa Gina, situato in una conca a 1092 metri di altitudine, a due passi dal Parco Naturale Veglia Devero: 22 stanze a due, tre o quattro posti, con un’ampia sala da pranzo. Si servono i salumi locali ma anche il carciofo al vapore su fondo di prezzemolo e ragù di quaglia, i tagliolini di funghi porcini, fondo di prezzemolo e funghi cardoncelli e il petto d’anatra laccato al miele con verdure al ristorante Le Colonne di Santa Maria Maggiore. Formaggi, polenta e zuppe e non solo si servono invece all’albergo ristorante del Vecchio Borgo a Vogogna, mentre alla trattoria La Motta di Domodossola si assaggiano stuzzichini appetitosi all’ossolana, il carpaccio walser con olio e fieno, zuppa di pane nero, castagne e Bettelmat filante, tagliatelle alla trota e croccante di salvia e la trota stufata al vino rosso. Per gli acquisti golosi c’è la pasticceria Doria di Domodossola, dove ai dolci si uniscono le creazioni al cioccolato, l’enoteca Cantine Garrone, a due passi dal centro storico di Domodossola, dove acquistare vini di qualità ma anche una ricca selezione di liquori e distillati e la Latteria Vigezzina di Santa Maria Maggiore dove comprare burro fresco, formaggi tipici locali e yogurt dei produttori locali.