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e-borghi travel 31, Speciale borghi letterari: Alberghi… da romanzo

Ci sono luoghi permeati da atmosfere magiche, che invitano a quel particolare raccoglimento creativo che è alla base di molti grandi capolavori artistici. Non è raro che questi “luoghi” siano proprio degli hotel, delle “case-lontano-da-casa” dove i grandi della letteratura, della musica e del cinema hanno trovato l’ispirazione per comporre, scrivere, ideare, lasciando poi tra le mura degli alberghi stessi un’allure di sacralità e fascino che ha spesso contribuito alla fama della struttura. Iniziamo allora il nostro tour da uno dei mostri sacri della letteratura di tutti i tempi, Ernest Hemingway, e dal suo romanzo più famoso, “Addio alle Armi”: forse non tutti sanno che alcuni capitoli furono scritti sulla terrazza della camera 106 del lussuoso Hotel de Iles Borromées a Stresa, dove lo scrittore – giovanissimo – soggiornò nell’immediato dopoguerra in convalescenza. Oggi, oltre alla sua camera – richiestissima –, il bar dell’hotel – a lui intitolato – serve ancora il Martini come lo beveva lo scrittore. Ma anche l’Hotel de La Poste di Cortina d’Ampezzo vanta il passaggio “creativo” di Hemingway, che qui scrisse la parte iniziale di “Di là dal fiume e tra gli alberi”.

Sulle tracce del Vate

Da un grande della letteratura internazionale a uno dei sommi poeti e scrittori italiani, Gabriele D’Annunzio, che ritroviamo al Grand Hotel Gardone, sul Lago di Garda, dove l’artista soggiornò negli anni Venti in attesa che venisse ultimata la sua residenza, quella che diventerà poi il Vittoriale degli Italiani: a lui veniva riservato un intero piano dell’hotel – che D’Annunzio definiva la “succursale dell’eremo” –, in modo che potesse ricevere le innumerevoli amanti in maniera più discreta, ma anche far alloggiare i propri ospiti di riguardo lontano dai clamori della cronaca. A Milano è il Grand Hotel et de Milan ad aver ospitato D’Annunzio e a essere stato testimone della grande intesa che nacque tra il poeta e la pittrice Tamara de Lempicka: ai due artisti sono dedicate altrettante camere, decorate con tappeti impreziositi dalle firme di entrambi. Scendendo lungo lo Stivale, a Roma incontriamo il D’Annunzio impegnato politicamente: è dalla sua camera all’Hotel Regina – oggi del gruppo Baglioni –che egli tenne un memorabile comizio, dichiarando il suo amore per la Patria.

A suon di musica

Dalle parole alle sette note, sono numerosi anche i compositori che hanno trovato l’ispirazione e la melodia alloggiando nelle camere d’albergo. Se uno degli esempi più recenti è quello di Lucio Dalla, che scrisse e musicò l’intramontabile “Caruso” seduto al pianoforte della stanza del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento, dove aveva già alloggiato il grande tenore napoletano – e dove il cantautore bolognese finì per caso, a causa di un guasto alla sua barca in una notte limpida – , a Milano è ancora il Grand Hotel et de Milan a vantare la genesi degli ultimi capolavori di Giuseppe Verdi, l’Otello e il Falstaff in primis: il compositore vivrà infatti nel lussuoso albergo dal 1872 alla sua morte (nel 1901), nella suite 105, per l’esattezza. Tornando verso sud, al cinque stelle Villa Tre Ville di Positano, Leonard Bernstein compone la colonna sonora del film “Fratello Sole e Sorella Luna” mentre al Grand Hotel et des Palmes – siamo a Palermo – Wagner termina il Parsifal – una curiosità: il famoso dipinto di Renoir che lo raffigura, ora in mostra al Museo d’Orsay di Parigi, è stato realizzato proprio il giorno dopo che Wagner scrisse l’ultima nota, con la luce siciliana –.

La più amata dagli stranieri

Le opere letterarie di autori stranieri che hanno visto i natali in Italia meriterebbero più e più articoli: il potere evocativo del Bel Paese ha decisamente pochi eguali. Per una breve panoramica, ecco qualche titolo, partendo dalla Sicilia, dove siamo rimasti con Wagner: al Grand Hotel Timeo di Taormina, D.H. Lawrence si lasciò ispirare dall’Etna e dai lussureggianti giardini per “L’Amante di Lady Chatterley”. A Roma, il Grand Hotel de la Minerve ha accolto più volte Stendhal, mentre l’Hotel d’Inghilterra deve il proprio nome al prolungato soggiorno del poeta John Keats. Spostandoci a Bologna e sfogliando il libro delle firme del Grand Hotel Majestic “già Baglioni”, si incontrerà quella, curiosamente incastonata in un paio di occhiali disegnati, di Jean Paul Sartre. Nel romantico Hotel Verbano – siamo tornati sul Lago Maggiore, e precisamente sull’Isola dei Pescatori – nell’agosto del 1937 Georges Simenon scrive “Corte d’Assise”, che inizialmente verrà rifiutato dagli editori perché considerato immorale. Infine, Trieste è indissolubilmente legata alla figura di James Joyce, che soggiornò più volte al Victoria Hotel Letterario, dove le tracce dello scrittore si trovano in ogni angolo – nella suite a lui dedicata, si è letteralmente circondati dalle sue parole, che campeggiano ovunque, dalle sedie alle tende –.   

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