In questa leggenda vi accompagno nei pressi di Sirolo, nelle Marche, lungo un tratto di costa adriatica riconosciuta come una delle più spettacolari al mondo, anzi, qualche anno fa nominata da Skyscanner come la più bella d’Italia, ovvero la “Spiaggia delle due sorelle”. Questo curioso nome deriva dalla presenza di due scogli gemelli che emergono dal mare a pochi metri dalla costa ricordando due sorelle in preghiera. Questa caletta, sovrastata dal Monte Conero, è stata luogo di affascinanti eventi leggendari (vedi anche “Conero il pescatore e la leggenda del delfino” – e-borghi travel numero 14) e oggi vorrei farvene conoscere due tra i più suggestivi, passeggiando con la mente lungo la “Spiaggia delle due sorelle”, scoprendo i misteri della sua sirena e quelli della Grotta degli schiavi (non più accessibile dagli anni Trenta). Amore, ira, sogni, violenze, magia… Pronti?
Mitì era la più bella fanciulla del paese. Era così bella che non vi era giovane che non fosse affascinato da lei. I suoi capelli avevano i colori del sole, gli occhi erano azzurro cielo e la sua carnagione era chiara come la luna. La bellezza di Mitì era accecante e in molti andavano dal povero padre pescatore per chiedere la mano della figlia ma lei non ne voleva sapere perché aveva fatto un sogno. Un sogno premonitore. Qualche tempo prima, infatti, la bellissima fanciulla fece un sogno così vivido da rimanerle impresso nella mente. Un sogno rivelatore al quale credeva ciecamente. Nel sogno lei era sulla riva del mare e dal largo arrivava una barchetta con un bellissimo marinaio, il quale le prometteva di sposarla e di stare con lei tutta la vita non appena si fossero incontrati. Dopo aver avuto quel sogno, Mitì passava tutti i giorni nella caletta, con occhi fissi all’orizzonte aspettando che il suo sogno divenisse realtà, cantando una canzone bellissima dal fascino misterioso e seducente.
Per Mitì le giornate passavano lentamente, in attesa del suo amato immaginario. Sulla spiaggia si udiva solo il suo canto incomprensibile e ammaliatore che invaghiva ancora di più i giovani che transitavano in quel luogo, i quali si facevano sempre più insistenti ma lei era troppo ancorata alla sua speranza. Quei giovani, con la stessa insistenza, imploravano il povero padre della fanciulla a farla desistere da quella che loro consideravano una follia ma il vecchio pescatore non riuscì a convincere la figlia, la quale stava iniziando a essere infastidita dalle continue pressioni di quegli spasimanti che, secondo lei, non erano all’altezza del vero amore che doveva arrivare dal mare.
Vista la situazione, un demone marino decise di approfittarsene per portare più anime all’inferno. Il demone convinse Mitì a usare il suo canto per trarre a lei gli sventurati marinai che lo sentivano per poi imprigionarli nella Grotta degli Schiavi in modo che questi non le dessero più fastidio. Ormai furiosa con ogni giovane che le si avvicinasse, la bella fanciulla decise di acconsentire al demone di fare di quelle persone cosa volesse e questo era più che un invito a nozze per la malvagia creatura, la quale non risparmiava di certo le più crudeli torture ai malcapitati che cadevano in quel tranello. Da quella cupa grotta uscivano spesso urla lancinanti e raccapriccianti tanto che gli abitanti del posto iniziarono a starvi alla larga.
Un giorno Mitì chiese al demone marino il perché la grotta dove lui portava i suoi prigionieri si chiamasse in quel modo e il demone le raccontò una strana storia. Le disse che in un lontano passato, i pirati dell’Adriatico erano soliti portare in quella grotta i loro prigionieri, per poi venderli come schiavi o, se dignitari, richiedere un riscatto. Un giorno, un corsaro assalì una nave diretta a Venezia sulla quale stava navigando una giovane e bellissima principessa. Insieme al resto dell’equipaggio, la sventurata fu portata nella grotta e il corsaro mandò subito uno dei suoi a richiedere un lauto riscatto ai familiari della nobile. I giorni passavano e la principessa, che aspettava il ritorno del messaggero, piangeva in continuazione, seduta su uno scoglio all’ingresso della grotta, con lo sguardo fisso all’orizzonte. I mesi passarono e le notizie del riscatto non arrivarono. Ormai furioso, il corsaro disse alla principessa che la sua pazienza era giunta al termine e che quella era l’ultima notte che l’avrebbe tenuta in vita. La principessa annuì consenziente e questo stupì molto il suo rapitore. Nonostante i pirati avessero sempre trattato la giovane nobile con modi gentili, lei era in piena disperazione sia per la lontananza da casa sia per l’abbandono da parte dei suoi. Passò tutta la notte a piangere, seduta su quello scoglio, e pianse tanto da sciogliersi essa stessa nelle sue lacrime. Il mattino dopo, il corsaro non trovò la principessa ma là, su quello scoglio, si era formata una fonte di acqua fresca che si riversava nel mare. Era acqua dolce e purissima e il corsaro pensò che quella fonte avrebbe ricordato per sempre la bella principessa che si era consumata dalla tristezza e dalla nostalgia.
I mesi passavano per Mitì, la quale continuava nella sua attesa e nel suo canto, sperando che presto il suo amato marinaio immaginario potesse sentirla e un giorno, una barchetta come quella del sogno, apparve realmente all’orizzonte. La fanciulla cadde in trepidazione e gli istanti che passavano mentre la piccola imbarcazione si avvicinava alla riva le sembrarono interminabili. Finalmente la barca arrivò a riva e da essa scese proprio quel bellissimo marinaio che le apparve in sogno e lei gli corse incontro preparando un lungo abbraccio ma lui la fermò. Lusingato di un così sentito benvenuto, il marinaio disse a Mitì che non era lì per lei ma per una fanciulla che era la sua promessa sposa. Infatti, a breve distanza, stava sopraggiungendo una bella fanciulla che raggiunto il marinaio lo baciò e con lui salpò verso il largo.
Incredula davanti a quella scena e distrutta nell’animo, con gli occhi ricolmi di lacrime, Mitì si gettò in mare nuotando con tutte le sue forze e continuando con il suo canto ammaliatore, iniziò a seguire la barca dei due innamorati nel tentativo di far ricredere il bel marinaio ma, alla fine, le mancarono le forze e sparì in mare. Contemporaneamente, rimasto solo e impotente senza il magico canto della fanciulla, il demone venne trasformato in pietra per le malefatte commesse e fu diviso in due, andando a formare quelle che oggi sono le iconiche due sorelle che fanno da sfondo alla splendida spiaggia che da loro prende nome. Ancora oggi, al largo di Sirolo, c’è chi dice di aver visto in mare una ragazza dai capelli verdi e dalla pelle a squame cantare una seducente e incomprensibile canzone.