Potrebbe sembrare ovvio, ma il concetto di animale domestico – nel senso più ampio del termine, che include anche gli animali allevati e non solo i “pet” che vivono con noi – cambia a seconda della latitudine alla quale ci troviamo. Così, se nel mondo occidentale cani, gatti, canarini, tartarughe e pesci rossi sono i protagonisti, in altre parti del globo non è raro incontrare iguane al guinzaglio o maialini da compagnia, via via fino ai serpenti e addirittura agli orsi “di casa”. Se questo è vero per gli animali domestici, lo è ancora di più per gli animali da allevamento e, all’ennesima potenza, per la fauna che si può incontrare in escursioni e passeggiate nella natura – che a volte, da sola, vale un viaggio –. Partiamo allora per tre destinazioni assolutamente fuori dalle rotte comuni, diversissime tra loro per clima e paesaggi – passeremo dal deserto di sabbia a quello candido delle nevi perenni, alla vegetazione tropicale – ma accomunate da tradizioni peculiari legate agli animali e popolate da razze e specie autoctone.
Iniziamo il nostro giro da un Paese che ha solo di recente aperto le porte al turismo internazionale, l’Arabia Saudita, terra di affascinanti contrasti, con la sabbia del deserto che assume innumerevoli tonalità, dal rosso all’ocra intenso, al giallo tenue, e i wadi che regalano oasi inaspettate, dove la luce del sole crea caleidoscopici giochi di luce con le foglie dei fitti palmeti. E non è raro incontrare, soprattutto nella zona di AlUla, fieri cavalieri in sella a snelli ed eleganti cavalli arabi, il cavallo più antico e nobile tra le oltre duecento razze equine e il più resistente: 160 chilometri senza fatica, instancabile, agile e bello in maniera leggendaria. E a proposito di leggende, anche il principale sito archeologico di AlUla, l’antica città di Hegra, ne è ammantata, con le sue tombe monumentali scavate nella roccia dai Nabatei tra il primo secolo a.C e il II d.C. – gli stessi di Petra, in Giordania –: se ne contano più di cento, e gli scavi sono tuttora in corso; il modo migliore per visitarle? In sella a un cavallo arabo, of course!
Dal caldo torrido del deserto arabo al freddo secco e al bianco infinito della Lapponia, tra Norvegia, Finlandia e Svezia: siamo nel regno incontrastato dei Sami, popolo di antichissime origini – ne parla già Tacito nel 98 d.C. – un tempo nomade e legato ad affascinanti culti pagani, dove lo sciamanesimo è ancora una tradizione viva e l’allevamento delle renne uno stile di vita; è curiosa, a tal proposito, la somiglianza proprio tra la parola mandria, “eallu” in lappone, e vita, “eallin”, a voler sottolineare il legame vitale con le renne e il ruolo centrale che questo docile animale ha sempre avuto nella vita dei Sami. Tra le esperienze da fare almeno una volta nella vita, c’è assolutamente quella di soggiornare in un tradizionale lavvo – le tende lapponi –, fare un giro su una slitta trainata da una renna e, perché no, provare anche ad accudire le renne al pascolo come un vero “camminatore di renne” – questo il significato di “boazovàzzi”, la parola sami che indica l’allevatore –.
Ruotiamo ancora il mappamondo per approdare in un microcosmo unico al mondo in quanto a biodiversità e numero di specie autoctone, le Galapagos, una manciata di isole al largo dell’Ecuador. Tutte diverse tra loro, alcune formate quasi esclusivamente da lava solidificatasi nei secoli, non solo sono il regno incontrastato di una grandissima varietà di animali ma il loro relativo isolamento ha fatto in modo che l’uomo non venga vissuto come una minaccia dagli altri “abitanti” delle isole, che quindi si lasciano avvicinare abbastanza placidamente. Se le tartarughe giganti sono diventate il simbolo di questi paradisi terrestri – le galapagos sono proprio le tartarughe marine – l’animale sicuramente più curioso che si può incorare qui è la sula “piedi azzurri”: si tratta di un buffo uccello marino dalla dinoccolata andatura ondeggiante – sembra quasi che balli quando cammina – e dalle zampe palmate di un incredibile color turchese. E a proposito di colori accesi, solo il gozzo delle fregate, un altro uccello non raro alle Galapagos, di un rosso acceso e affascinante, può competere con i colori delle sule, che però restano imbattibili in quanto a simpatia.
di Simona PK Daviddi