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e-borghi travel 42, Speciale valli e borghi preziosi: Borghi del gusto: Italia preziosa… e golosa!

Sbaglia chi pensa che i giacimenti di pietre preziose (o semi-preziose) si trovino solamente in lontani Paesi esotici: anche la nostra Penisola, infatti, vanta una serie di gemme autoctone, non sempre preziose, ma a volte rare, perfette per monili originali o per gli amanti delle collezioni, in alcuni casi in filoni così copiosi da giustificare l’apertura di miniere e giacimenti o, al contrario, in altri casi in tracce così sporadiche da richiedere una ricerca certosina tra rocce, grotte e crepacci. Acquemarine trasparenti, granati dal rosso-arancio intenso, quarzi purissimi, ma anche ametiste dall’incredibile color viola, serpentini verdastri e persino una certa varietà di smeraldi: il panorama gemmologico italiano è davvero sorprendente! Noi abbiamo scelto tre territori – e altrettante pietre – per proporvi un viaggio sì tra il luccichio dei cristalli, ma con inevitabili e golosi excursus nell’enogastronomia locale, alla ricerca dei prodotti preziosi che ne caratterizzano la tradizione.

Sardegna del nord: a caccia di ametiste

È tra le pietre più preziose che si possono trovare nel sottosuolo del Belpaese, l’ametista, usata largamente in gioielleria ma anche da chi si affida alla cristalloterapia, che vede nella gemma violacea addirittura proprietà magiche: sembra infatti che l’ametista, se indossata durante il sonno, sia in grado di scacciare insonnia e incubi. In provincia di Sassari, nel nord della Sardegna, e precisamente nei pressi del grazioso agglomerato di Osilo, si trova la cava Capurru, abbandonata da tempo ma dove ancora oggi, nelle rocce affioranti, è possibile individuare qualche vena mineralizzata che racchiude cristalli di ametista trasparentissima. Preziosa anche la cucina del territorio: siamo poco distanti da Alghero, che porta in tavola la prelibata aragosta alla catalana accompagnata da un buon calice di Terre Bianche, vitigno autoctono di origini ispaniche, ma anche la Favata, una zuppa non propriamente leggera a base di fave, cavolfiore, salsiccia, pancetta, piedini di maiale e pomodorini secchi, solitamente servita con il rosso Rubicante, ottenuto da uve Cannonau.

Piemonte: trasparentissimo quarzo

Trasparentissimo e incolore, giallo, rosa pallido, ambrato, fumé, ma anche verde intenso e blu: il quarzo è forse il cristallo che in natura si presenta con più sfumature e colorazioni, oltre a essere uno dei minerali più diffusi nella crosta terrestre – si calcola che componga circa il 12% del suo volume –. Tuttavia, non è così facile trovarne esemplari di pregio, soprattutto di alcune determinate varietà, come il quarzo rutilato – così chiamato per le inclusioni di rutilio – molto raro e particolarmente apprezzato per la sua alta capacità rifrattiva. Ed è proprio il quarzo rutilato che si estrae nel giacimento di Usseglio, borgo Bandiera Arancione in provincia di Torino. Il locale museo dei minerali – il Museo Tazzetti – racconta che la tradizione mineraria di Usseglio si perde in realtà nel lontano Medioevo, quando in zona erano state scoperte alcune vene metallifere di ferro; è stata poi la volta del cobalto e infine dei minerali: granato, tormaline e, soprattutto, quarzi. E dopo la visita al museo, è d’obbligo assaggiare il piatto tipico del paese, il riso al timo e alla toma di Lanzo, un altro prodotto prezioso del territorio.

Valtellina fa rima con… acquamarina!

Una pietra che nel nome e nelle colorazioni ricorda le cromie affascinanti del mare ma che in Italia si trova tra i rilievi della Valtellina e precisamente nelle cavità rocciose della Val Codera e della Val Masino, in provincia di Sondrio. La Val Codera, in particolare, è un vero e proprio eden alpino, ancora oggi raggiungibile solo a piedi lungo una mulattiera di montagna, tra precipizi e ariosi panorami, tra boschi di castagno e le sparute case in sasso del borgo omonimo: non è un caso che Leonardo Da Vinci nel suo Codice Atlantico definì la zona “aspra e selvaggia”. Una terra forte, dunque, come i sapori della sua tavola, che vanta due formaggi Dop, il Bitto e il Valtellina Casera – quest’ultimo prodotto già nel Cinquecento e oggi ingrediente imprescindibile dei golosissimi pizzoccheri alla valtellinese e dell’altrettanto gustosa polenta taragna – e una Igp, la bresaola, mentre ben due sono i Docg tra i vini, il Valtellina Superiore e lo Sforzato di Valtellina. Un ultimo cenno lo merita la Bisciola, la versione valtellinese del panettone, a base di segale e frutta secca: una vera prelibatezza!

Di Simona PK Daviddi

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