E’ un angolo fuori dal tempo, un paesaggio che evoca mondi lontani. Lunghi muretti di pietre si perdono in una terra ondulata e disseminata di ulivi che all’improvviso è interrotta da una profonda spaccatura, un canyon che porta a Matera, la magica città dei Sassi. Affacciata sulla più celebre delle gravine, è elemento fortemente caratterizzante un territorio dal fascino irresistibile, dove alla meraviglia di una città unica, quest’anno capitale europea della cultura, si unisce la straordinaria terra delle gravine, un paesaggio che proietta il visitatore in una dimensione quasi mistica. Frutto del lavorio intenso e profondo dell’erosione, le gravine sono spettacolari formazioni rocciose carsiche che custodiscono diverse testimonianze del passato, veri e propri villaggi rupestri, con tanto di terrazzamenti per attività agricole, a inequivocabile prova che le gravine hanno sempre attirato l’uomo di queste terre. A questa zona d’Italia, che solo di recente sembra essersi finalmente aperta al turismo, Carlo Levi ha dedicato tante pagine dei suoi scritti, ma tanto c’è ancora da raccontare, da sapere e da scoprire.
E’ con una sosta al belvedere della Murgia Materana che deve iniziare la visita della città di Matera, spettacolare balconata sulla città vecchia, a picco sulla gravina sulla quale s’affaccia l’abitato. Dal belvedere se ne ammira la bellezza e se ne apprezzano i dettagli. I Sassi, il centro storico, l’asse settecentesco, i cortili, le piazzette, le scalinate e poi i musei e le chiese compongono uno dei mosaici più incredibili d’Italia, dove la storia si mescola con le leggende e l’arte si fonde con la natura in un paesaggio che incanta. Uno straordinario paesaggio culturale che l’Unesco ha inserito tra i patrimoni dell’umanità, una ricca stratificazione di elementi originari di differenti ere, dal Medioevo al Rinascimento, al Barocco fino ad arrivare ai giorni nostri. Un tripudio di dettagli che si susseguono in uno scenario magico tra grotte, chiese, orti, giardini, cortili, edifici storici, scalinate, ballatoi e affacci mozzafiato sulla gravina, il tutto in uno scenario senza tempo.
Le gravine sono i canyon d’Italia. Un misto di storia, cultura, natura e tradizioni. Un angolo di meridione che l’uomo ha vissuto, dal paleolitico al neolitico, lasciando importanti testimonianze, profondi burroni lunghi diversi chilometri e percorsi da torrenti. Differenti ambienti le caratterizzano. Alla zona rocciosa si uniscono quella più ricca di vegetazione, - più verde - e quella umida ubicata nella sua zona più profonda, dove scorrono le acque che spesso formano stagni e laghetti. Allo spettacolo della natura in gran parte dei casi si unisce l’insediamento urbano che raggiunge la sua più apprezzabile e scenografica espressione in Matera, ma che propone anche il particolare insediamento urbano in grotte ancorate sulle scoscese pareti della gravina, che con i villaggi neolitici e le tante chiese rupestri, anche situate in valloni aspri e isolati, sono gli elementi che più di altri caratterizzano questa parte di Basilicata.
E’ una terra singolare, quella che contraddistingue la Murgia Materana. Terra di masserie e pascoli, zona di allevamenti e pastori. Un territorio povero di risorse che l’uomo, nel corso dei millenni, ha saputo sapientemente sfruttare, coltivando i piccoli pianori e i valloni meno impervi. Terre difficili e valloni selvaggi, profondi solchi vallivi che caratterizzano il paesaggio carsico murgiano dove domina Matera, cinta da due gravine dalle differenti caratteristiche. La prima è la gravina di Matera, che nasce in località Pantano, termina nel comune di Montescaglioso ed è bagnata dalle acque del torrente che giunge da Altamura e sfocia nel Bradano. La seconda è la gravina di Picciano, bagnata dalle acque del torrente che giunge da Gravina di Puglia e sfocia anch’esso nel Bradano. Quella di Matera giunge fino a cento metri, meno accentuata e dalla conformazione più irregolare è invece la gravina di Picciano. Entrambe sono accomunate dalla quasi inaccessibilità all’uomo e da uno straordinario ecosistema.
E’ una vegetazione particolare, quella delle gravine, dove alle zone rocciose dei sassi si uniscono le aree ricche di vegetazione e le zone umide. Fragno, leccio, pino d’Aleppo, acero e roverella sono le specie di alberi più diffuse alle quali si uniscono gli arbusti come il terebinto, il ginepro rosso, l’olivastro e il lentisco e le piante erbacee come la salvia argentea, l’aglio moscato, il timo spinosetto e il timo arbustivo, poi orchidee, fichi d’india, ciclamini, caprifogli e biancospini. E’ invece ricco di rapaci il patrimonio faunistico con, tra gli altri, il gheppio, il biancone, il corvo imperiale, il capovaccaio e la poiana, mentre di notte è facile imbattersi in pipistrelli di varie specie. Al cinghiale, il tasso, la volpe e l’istrice si unisce qualche gruppo di lupi, mentre nelle zone umide, in prossimità degli stagni, ci si può imbattere nell’ululone dal ventre giallo, nel tritone italico, nel rospo smeraldino e nella raganella, mentre tra i rettili nel biacco, nel ramarro e nel geco di kotschy.